Testimonianze e Tracce contemporanee
“Dipinti e fogli scultura”
Passando in rassegna l’opera di Giuliana Consilvio, la primissima impressione è quella di un’artista di enormi capacità espressive, padrona delle tecniche utilizzate al punto che la mano è davvero un prolungamento dell’anima. E l’anima della Consilvio è un’anima fortemente impregnata di senso sociale, forse in eredità di un periodo sessantottino vissuto con grande partecipazione e di una sensibilità coinvolta a quanto la circonda.
Dalle sue prime opere, oli e acrilici, che denunciano maturità artistica, passa alle acquaforti, acquetinte e puntasecca, incisioni su vari materiali.
Il tema è Milano, emblema della moderna metropoli, colta nel brulicare dell’umanità che la popola e la rende viva. Un’umanità stressata, infelice, disperata, con pochi momenti di dolcezza e libertà; soprattutto le donne, colte nel quotidiano tragitto sulla metropolitana o nell’intimità della propria camera da letto, denunciano il “male di vivere” in un ambiente innaturale, la fatica e l’assenza di speranza di una vita piatta, senza orizzonti.
Volti segnati dal tempo e senza più sorriso, occhiate profonde, nudità malcelate, spazi inadeguati: stanchezza e sordo dolore.
Dallo stress urbano: la scoperta dell’ambiente rurale! Così definirei un gruppo di opere che fanno parte di un secondo periodo artistico, datato negli anni ’80.
Un ambiente decisamente lombardo, fatto di paesaggi sfumati e di colori caldi dai toni smorzati, dipinti con oli e acrilici.
Che sia una scoperta, lo comprova anche il singolare processo compositivo: “….l’artista inizia con immagini senza un preciso referente esterno. Corpose e vitali pennellate danno luogo a libere vibrazioni cromatiche, che a poco a poco divengono, terra, tracce, impronte. (Rossana Bossaglia)”.
La cattura del colore è l’istanza primaria: il paesaggio sorge in conseguenza, come se uscisse da una nebbia. Ancora un passo nel percorso artistico della Consilvio, ed ecco che la sua campagna rivela, pesantemente, l’aggressione della città. Alla base delle immagini paesaggistiche appare un’impronta in rilievo, come tracce di pneumatico; rilievo che prende sempre più corpo, diviene oggetto scultoreo, man mano che la prima scoperta della natura viene soverchiata dalla consapevolezza dell’alienazione cui è destinata. Ed eccoci alle opere più recenti ed attuali.
Ancora una volta la tecnica è cambiata, coinvolgendo il supporto; ed ancora una volta innovativa.
(segue sulla colonna di destra ===>)
I dipinti riprodotti sul catalogo
(seguito dalla colonna di sinistra)
Se nelle ultime opere degli anni ’80 il rilievo era dato da creta o asfalto incorporato alla tela, ora è la lavorazione del supporto cartaceo che ci restituisce la scultoreità dell’immagine, con fogli-scultura che l’artista crea autonomamente (potremmo dire autarchicamente) a partire dalla materia prima.
Non a caso la mostra tenuta nel laboratorio d’Arte 44 nel gennaio del ’96 si intitolava “Dall’asfalto alla cellulosa”. Sulla trama dei rilievi apparsi sui fogli-scultura, dai contorni irregolari, la Consilvio interviene con colore e segni incisi, dando una forma pittorica a quello che era un bassorilievo. Anche questa tecnica non nasce a caso; è rappresentazione di una ulteriore elaborazione intellettuale della realtà che, abbandonata la dicotomia uomo-natura, coglie la stretta interdipendenza che ormai esiste tra due opposti poli. L’interpretazione, lo sforzo di analizzare e distinguere lascia quindi il posto ad una “fotografia della realtà”; una testimonianza, un reperto da lasciare ai posteri per fermare e mostrare un mondo che si trasforma allo stato dell’oggi. E, come spesso i reperti, l’aspetto è già quello di un fossile. Cosa succederà in futuro?
Prevarrà un nuovo rispetto per la natura, diventerà meno conflittuale l’intervento dell’uomo?
O si creerà un ambiente inedito, artificiale, dove il paesaggio sarà condotto ai limiti del giardino?
Nessuno può saperlo, neppure interrogando e cercando tracce in queste testimonianze che il mondo poetico di Giuliana Consilvio ci ha dato.
(Diego Zambelli – Milano, 30 Giugno 1997)